Attraverso il rilievo e l’osservazione dei segni presenti sul manufatto indagato e incrociando tali informazioni con quelle dedotte dalla ricerca storica, è stato possibile fare delle ipotesi sulla conformazione plano-volumentrica dell’impianto originario della fornace di laterizi di Siracusa.
Lo stabilimento industriale era infatti costituito principalmente da due volumi tra loro ortogonali. Il primo costruito a margine stradale era destinato a magazzino essiccatoio e doveva raggiungere un’altezza al colmo di circa 11,00 m.
Le strutture principali di coperture, oggi completamente assenti, dovevano essere delle capriate lignee della lunghezza di 10,00 m. Il prospetto su strada di tale edificio era ritmato da coppie di finestre semicircolari poste in alto ad interasse di 3,15 m l’una dall’altra e di 8,57 m rispetto alla coppia. Il secondo edificio, ortogonale al primo, aveva una lunghezza minore ma la medesima altezza e tipologia di copertura. Era destinato ad essiccatoio o a forno piccolo, data la presenza dell’attigua fornace in mattoni. I due edifici erano inoltre in comunicazione tramite alcune aperture ancora oggi rintracciabili. Di tale forno piccolo rimane oggi testimonianza documentaria tramite la planimetria catastale del 1920 e fisica attraverso le fondazioni esistenti riportate alla luce attraverso le operazioni di scavo.
Il progetto è il prodotto di un nuovo processo architettonico che ha tenuto conto di quanto previsto agli artt. 9, 11, 12 e 13 della Carta di Venezia del 1964, per cui l’unità edilizia ha come risultante progettuale la riscoperta dell’antico rudere attraverso operazioni di distinguibilità delle parti sia nella forma che nei materiali (Carta di Atene 1931 e successive), quindi la rimozione degli elementi non originali, il restauro conservativo dell’antico e la riscoperta delle sagome degli edifici non più esistenti. Il risultato finale è un intervento volto a mantenere in efficienza, a facilitare la lettura e a trasmettere al futuro i manufatti architettonici (art.4 della Carta del Restauro del 1972).
Ciò che rimane dell’antica fabbrica viene recuperato e valorizzato con operazioni di demolizione degli elementi estranei, di scavo per la “riscoperta” delle tracce murarie non più esistenti e di restauro storico-conservativo dell’esistente.
L’antica volumetria è oggetto di ridisegno al fine di semplificare il volume e di renderlo congruente con l’esistente scegliendo materiali da costruzione sostenibili ed ecocompatibili.
Il corpo di fabbrica, trovandosi lungo la linea di costa, è stata oggetto di un attento studio rispetto al waterfront, a conclusione del quale si è giunti alla semplificazione volumetrica ed al trattamento “neutro” delle superfici.
… considerato che l’edificio in oggetto, pur essendo ormai allo stato di rudere, costituisce un’interessante testimonianza di architettura industriale degli inizi del XIX secolo ancora leggibile nell’impianto, così come ampiamente descritto nella relazione tecnica allegata; rilevato che la proposta d’intervento adotta un linguaggio progettuale che consente l’immediata lettura del manufatto preesistente, attraverso il mantenimento delle strutture ruderali superstiti, affidando le nuove funzioni ad una struttura le cui superfici neutre determinano una chiara leggibilità delle preesistenze all’interno di un “pattern” risultante dall’adozione, a scala edilizia, di tecniche mutuate dalla logica del restauro di manufatti d’interesse storico-architettonico.
Alla luce di tali considerazioni quest’Ufficio ritiene compatibile le opere, previste nel presente progetto, con i criteri di tutela e salvaguardia adottati da questa Soprintendenza per gli immobili aventi caratteristiche storico-architettoniche e, pertanto esprime parere favorevole, ai sensi dell’art. 146 del Dlgs. 42/2004, ad effettuare lavori di “ristrutturazione edilizia” al fabbricato sito in via Lido Sacramento, c.da Isola, Comune di Siracusa.